Si dice età pensionabile o pensionistica? Ecco le differenze che sorprendono tutti

Dal punto di vista etimologico, se parliamo di età per la pensione o età in cui si può andare in pensione, le differenze sono minime o assenti. Tuttavia, dato che la lingua italiana è precisa e l’argomento è delicato, è meglio approfondire la questione e cercare di chiarirla.

Quando si discute di pensione, infatti, si sollevano questioni complesse, spesso ignorate perché irrisolvibili o perché manca un reale interesse nel risolvere l’incertezza che affligge milioni di lavoratori oggi.

Del resto, è già difficile trovare un lavoro che permetta di vivere dignitosamente, figuriamoci le aspettative per chi non ha un posto fisso o un contratto a tempo indeterminato. Utopia o c’è ancora speranza?

Analisi delle differenze tra i due termini

Per parlare correttamente di questioni legislative relative alle pensioni, il termine appropriato è “pensionabile”, che è anche quello ufficiale, presente nella legislazione previdenziale italiana e nei documenti che si firmano anche per una semplice simulazione.

Nel linguaggio giornalistico o comune, si può sentire “età pensionistica”, che non è un termine tecnico, ma non è scorretto o inadatto grammaticalmente. In una conversazione informale o con esperti, nessuno fraintenderebbe, ma tecnicamente non è il termine più preciso.

In ogni caso, sono dettagli, perché un termine non cambia la situazione né aiuta a chiarire un argomento che ogni anno mette in difficoltà molte persone che non trovano soluzioni per accedere alla pensione.

Discussioni sulla pensione: perché sono così frequenti?

Le discussioni sulla pensione sono sempre numerose, anzi, moltissime. Ogni volta che qualcuno se ne interessa, si cerca una soluzione condivisa e favorevole a tutti, ma spesso non si raggiunge un risultato giusto ed equo, lasciando un senso di insoddisfazione.

Questo accade perché si finisce per cadere nel populismo, cercando l’approvazione dei cittadini. Ma in realtà cambia poco, si fanno piccoli aggiustamenti, ma i numeri fondamentali, quelli che permettono di andare in pensione, restano invariati.

Le discussioni si alimentano di conseguenza: è proprio la necessità di interpretare questi temi a proprio vantaggio che impedisce di capire che il sistema è arretrato e incapace di percepire il reale bisogno di guardare al futuro.

Come accedere alla pensione oggi

Oggi ci sono fondamentalmente due modi per andare in pensione. Il primo è la pensione di vecchiaia ordinaria, che richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. In questo caso si può ottenere il massimo dalla pensione senza rischi.

Il secondo è la pensione anticipata, con due alternative basate sugli anni di lavoro e quindi sui contributi versati: 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. Tuttavia, ci potrebbero essere delle riduzioni sull’assegno, che arriverebbe comunque con un ritardo di circa tre mesi dall’inizio del pensionamento.

Un’altra opzione, temporanea e quindi soggetta a possibili eliminazioni, è la Quota 103, che permette di andare in pensione sommando età e anni di servizio per un totale di 103, partendo da una base di 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Prima di prendere una decisione…

È sempre utile fare una valutazione preliminare per analizzare la propria situazione pensionistica e le varie considerazioni specifiche, per determinare la scelta più conveniente per sé e per le proprie finanze.

In ogni caso, è fondamentale controllare l’estratto conto contributivo, disponibile sul sito dell’INPS o tramite un patronato. Spesso mancano periodi, settimane e versamenti, quindi è bene fare richiesta in anticipo per inserire eventuali contributi omessi e recuperare gli anni mancanti, per non farsi trovare impreparati.

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